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      Per fortuna viense a passare di lì un cane, e la Caterina che aveva sentuto i ragionamenti de' soldati, s'arrizzò e disse:
      - Se vo' siete nella bona 'ntenzione di nun ammazzarmi, pigliate la lingua di [423] quel cane: la lingua de' cani è compagna a quella de' cristiani, e mi' padre nun la pole ricognoscere. Io per me v'imprumetto che nun mi farò vedere più mai ne' mi' paesi.
      A' soldati gli garbò quest'idea, perché loro l'ammazzavano mal volenchieri la Caterina, ma soltanto per ubbidienza al Re; sicché con una stioppettata stesano l'animale e gli presano la lingua; poi si fecian dare tutti i panni dalla Caterina e la dibandonarono lì solingola e tutta 'gnuda nel bosco; e lei, nun sapendo come ricoprirsi, si gufò in una macchia aspettando che Dio l'aitasse.
      La mattina doppo il figliolo d'un altro Re di quelle vicinanze, un bel giovanotto sverto, 'gli andeva a caccia e a un tratto sente i cani che si fermano a un logo con un grand'abbaio. Concredendo che ci fusse qualche liepre al covo, corse a vedere, e 'n scambio scopre la Caterina rannicchiata tra le frasche e 'mpaurita a bono.
      Dice:
      - Che fai costì a codesto modo 'gnuda?
      La Caterina con gli occhi bassi per la vergogna gli raccontò la disgrazia, e il giovanotto levatosi il mantello glielo mettiede d'attorno al corpo e poi la menò tutto premurioso a un'osteria, e nun era passa un'ora che già lui se n'era innamorato tanto, che gl'imprumettiede di sposarla a ugni patto; ma prima volse sentire anco la Regina su' mamma, sicché lassata la Caterina alle mane dell'oste e co' una bona mancia, riviense al su' palazzo e subbito si presenta alla Regina:


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Sessanta novelle popolari montalesi
di Gherardo Nerucci
Editore Le Monnier Firenze
1880 pagine 665

   





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