Ma per dargli un po' di consolazione gli permetté di spassarsi e di viaggiare a su' piacimento; e il giovanotto 'gli andeva girelloni, tanto solo che in compagnia, un po' di qua, un po' di là, per ismenticarsi la su' disgrazia. Ma che? Quando s'ha l'amaro dientro al core e' non c'è zucchero capace di raddolcirlo.
Insomma, gli succedette che nell'essere a caccia si riscontrò un giorno con quel Maestro, che per essersi accorto del nascondiglio della Caterina e' si studiava di scoprirla a dargli dell'altra noia, e però spasseggiava in quel paese con l'idea di nentrare nell'osteriuccia con qualche bona scusa.
Diventorno amichi tra il figliolo del Re e il Maestro, che anco gli fece fare la cognoscenza del babbo della Caterina; ma il Maestro nun lo sapeva che quel figliolo di Re fusse lo sposo della Caterina e lui nun gli raccontò ma' nulla; e' su' segreti lui nun gli appalesava a nissuno.
E accosì passò diverso tempo e ugni tanto que' tre tutt'assieme si ritrovavano per isvagarsi e discorrire e battere con lo stioppo in spalla la campagna: ma il figliolo del Re delle parole 'n bocca nun ce n'aveva dimolte, e steva mutolo e pensieroso, sempre con la mente alla su' Caterina.
Una volta che i tre amichi ebbano cacciato tutto il giorno, stracchi e co' una fame da lupi viensano a capitare all'osteriuccia, addov'era la Caterina: volsano dunque riposarsi e desinare, [427] e però nentrati comandorno all'oste che gli ammannissi quel che lui tieneva di meglio in nella su' cucina.
L'oste premurioso di farsi onore, che di quelle sorti gliene cadeva di rado, si mettiede a opera e apparecchiò una bella mensa con delle pietanze saporite e un vino delicato da cavar la sete pure alle pietre; sicché i cacciatori mangiorno e bevvano insenza discorsi e doppo principiorno a fummare il sigaro; ma tutti zitti.
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Maestro Caterina Maestro Caterina Maestro Caterina Caterina Caterina
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