E' parevan tanti frati.
Finalmente dice il babbo della Caterina:
- O more qualchuno impiccato, oppuramente e' nasce un ebreo. Ma che ha lei, Maestà, che nun fa sentire la su' voce e rimane a codesto mo' soprappensieri? Nun c'è nulla che lo svaghi?
Arrisponde il giovanotto quasimente per burla:
- Per isvagarmi propio, i' are' bisogno d'una che mi raccontassi una novella da bambini.
A simile proposta tutti risano a crepabudella, tanto gli parse buffa; ma l'oste disse:
- Se lei nun ha altra brama, qui con meco 'gli abita una pastora che delle novelle e' ne saperà cento e le racconta per bene. Si ficuri! per la mi' moglie malata nun c'è altro divertimento. Se lei comanda che la chiami la pastora, i' gli do una voce, perché la scenda.
- Sì, si, - 'gli urlorno tutti, - chiamatela. Ci garba di sentire come lei è brava.
L'oste dunque andiede a piè della scala a chiamarla la Caterina, che subbito viense giù, e a male brighe che lei vedde que' signori e' gli ricognoscé diviato, ma però fece fiuta che gli fussano 'gnoti per l'affatto; loro 'n scambio non la ricognobbano, vestita a quel mo' da pastora come lei era; e l'oste in quel mentre disse:
- Questi signori bramano ascoltare una delle vostre novelle. Animo via! siedete e contentategli.
- Ma io nun me n'arricordo, - arrispose la Caterina. - E poi mi perito, mi vergogno dinanzi alla gente di città.
Dice il Maestro:
- Nun vi sgomentate, bella giovane. Nun siemo gente da dare soggezione, e se ci raccontate una novella e' vi saremo obbligati, e anco più questo giovanotto che qui, che nun si svaga mai con nulla.
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Caterina Maestà Caterina Caterina Maestro
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