- Guà! alla meglio, - disse la Caterina, - e com'i' so. Gli prego a compatirmi. I' racconterò la novella di Caterina disgraziata. Gli garba?
A quest'annunzio, nel mentre che i soprani si messano in fazione per istare attenti, al Maestro gli fece un sobbalzo 'l core; ma la Caterina, 'nsenz'abbadarci, diede principio accosì:
[428] - Loro han da' sapere, che doppo averla bramata un pezzo finalmente nascette a un Re e a una Regina una figliola e gli messano il nome di Caterina, e quando lei fu grande, i su' genitori l'affidorno a un Maestro a struirla, e perché non si svagassi nello studio, loro volsano che il Maestro e la scolara abitassino soli in una villa fora della città.
Il Maestro a queste prime parole della Caterina cominciò a stralunare gli occhi e a divincolarsi 'n sulla ciscranna; ma la Caterina, 'nsenz'addarsene, seguitava:
- Questo Maestro, abbeneché attempatotto e galantomo nell'apparenza, era 'n scambio un birbone e di cattive idee, sicché diviense 'nnamorato della su' scolara e voleva da lei un bacio; ma lei gli arrispose di no assoluto, e il Maestro impermalito gli lassò andare uno stiaffo; e nun contento di questo corse da' genitori della ragazza a raccontargli che la su' scolara si portava male e che lei aveva dato un bel ceffone a lui. Il Re tiense la su' parola, e comandò a' soldati d'ammazzare quella poera innocente e di portargli la su' lingua e i su' panni.
Il Maestro a questo punto scramò:
- Mi sento male, vo' andar via.
- No, no, aspettate, - disse il babbo della Caterina.
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