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      - Rosina, i' ho fatto pensieri d'andarmene in Maremma per questi nove mesi della tu' gravidanza. I' m'ingegnerò laggiù di buscarmi tanto per il tu' parto e per mantienere la creatura e te in quel mentre che te la rallevi.
      Arrispose la moglie:
      - Fa' come ti garba. Vai e guadagna; ma nun te ne scordare d'esser qui quand'i' parturisco.
      L'omo se n'andiede co' su' fagotti e l'accetta in sulla spalla, e, arrivo in Maremma, trovò un impiego tanto bono, che 'n scambio di rimanerci nove mesi soltanto, si dismenticò per l'affatto della su' moglie, e ci stiede laggiù la bellezza di venticinqu'anni.
      Ma 'n capo a que' venticinqu'anni gli riviense alla memoria la moglie lassata gravida, e che lui gli aveva imprumesso di rivederla dientro i nove mesi per assisterla in nel parto e portargli tutto il su' guadagno; sicché scrama:
      - Che zuccone i' so' stato! Com'ho fatt'io a nun arricordarmi per tanto ma' tempo della donna e della su' creatura? Che sia un destino? Ma ora i' nun vo' più trandugiare a ritornarmene a casa.
      Con quest'idea, va dunque dal padrone a licenziarsi: il padrone però nun era contento che lui lo dibandonassi, perché bon operante e attento al lavoro, e gliene disse di tutte per dissuaderlo:
      - Che vo' tu? Doppo venticinqu'anni la moglie dev'esser morta, insennonò qualcosa t'arebbe scritto, oppuramente mandato [439] un'imbasciata.
      Dice l'omo:
      - Nun importa; i' vo' ire a sincerarmi co' mi' propi occhi. E lei, sor padrone, nun mi regala nulla? I' mi sono avanzo a male brighe per la spesa del viaggio.


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Sessanta novelle popolari montalesi
di Gherardo Nerucci
Editore Le Monnier Firenze
1880 pagine 665

   





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