- Che domine di sorte han tocca Menico e la Gaspera? Tu nun lo vedi che lusso? Loro mangiano, vestono e dormon meglio e 'nsenza durar fatica.
Ma Gigiuccio arrispondeva:
- Gli aranno vinto al lotto.
L'Agata però non era troppo persuasa e volse provarsi a tirar su le calze alla Gaspera. Le donne si sa, le più e' nun tierrebbano un cocombaro all'erta, massime se stuzzicate 'n sull'ambizione, e la Gaspera, dagli oggi dagli domani, e' finì con isvesciare in gran segretezza all'Agata quel che era intravvienuto a Menico là dientro al bosco; e l'Agata a male brighe che seppe ugni cosa 'gli andette di posta a raccontarlo al su' marito.
Scrama Gigiuccio:
- Perdincina! Mi vo' provar anch'io alla listessa 'ntrapresa.
E difatto la sera, messe le ceste al ciuco, doppo la mezzanotte 'gli era gufato tra le rame della quercia in attenzione de' ventidua ladri. Quelli viensano carichi di robba rubbata e il capo-ladro disse:
- To', il ciuco di quell'altra volta! Lesti, cercate per il bosco se c'è gente niscosta.
Ma uno gli arrispose:
- Che! 'gli è tatto inutile. È un ciuco dibandonato da' boscaioli. È più meglio lassarlo stare, che nun s'accorghino di noi, se ma' vengano a ripigliarlo.
Questa ragione parse bona al capo-ladro, che subbito scramò:
- Cicerchia, apriti, - e la lapida s'aprì, e quando furno sortiti dal sotterraneo, al comando:
- Cicerchia, serrati, - la lapida si serrò.
Gigiuccio che aveva visto e sentuto ugni cosa, lui pure, doppo partiti i ladri, fece il listesso, e pienate le ceste del ciuco riviense a casa tutt'allegro della sorte toccatagli.
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