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      Ma per disgrazia, tra lui e la su' moglie contrastavano a chi mancava più di mitidio, e in poche settimane gli rinuscì di dar fine al capitale, sicché Gigiuccio pensò d'arritornare al bosco anco di giorno e ribrezzarsi co' un'altra soma di ricchezze alla barba de' ladri.
      E fece accosì, e per istare più al sicuro dientro al sotterraneo, disse:
      - Cicerchia, serrati, - e la lapida, torna al su' posto, e' serrò laggiù 'n fondo Gigiuccio.
      Lui, accesa una lanterna, concredendosi al sicuro, badava a mettere assieme di gran fagotti di munete, vestuari, copertoi, prosciutti, salami e ceci, e quando gli parse [447] che bastassi viense alla lapida per nuscire; ma, poero sciaurato! nun potiede arricordarsi del comando: "Cicerchia, apriti". Se n'era smenticato per l'affatto; e lui borbottava, grattandosi la zucca:
      - Fagiolo, granturco, pisello!
      Ma che! nun eran quelle le parole dello 'ncanto e la lapida restava serrata.
      'Gli accadette che Gigiuccio fu ubbligato a restar per forza 'n quella buca e i ladri ce lo trovorno caldo caldo alla loro vienuta, sicché quando il capo-ladro lo scoperse, disse:
      - Deccolo quel dal ciuco che ci votava la casa! Ora però ti si dà la paga al tu' merito.
      Lo presano Gigiuccio, lo spezzorno in quattro parti e po' lo messan penzolente a quattro ganci della vôlta, salato come un prosciutto, e se n'andettano doppo pe' fatti sua.
      La moglie di Gigiuccio quando vedde che il su' marito nun tornò la mattina, né la sera, fu presa da una gran disperazione e corse piagnendo da su' cognati a raccontargli quel che Gigiuccio 'gli aveva operato e 'l su' sospetto che lui fusse stato preso e morto da' ladri.


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Sessanta novelle popolari montalesi
di Gherardo Nerucci
Editore Le Monnier Firenze
1880 pagine 665

   





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