- Dev'esser la serva, - disse il calzolaio, - che m'attraversa nel mi' operato. Lei ci stia attento, caro signore, e vederà che 'gli è la serva; e abbadi, insin tanto che quella serva sta 'n quella casa, e' nun c'è modo ch'i' gliela contrassegni.
Dice quel signore:
- Almanco potessi assapere di chi è serva questa ragazza furba! 'Gnamo, dite su, mastro Crispino. I' sono un vero segreto e vi do i venti scudi, se vo' parlate chiaro.
Insomma il calzolaio per la 'ngordigia de' venti scudi e' gli appalesò che la serva era del su' amico Menico, prima poero boscaiolo e ora ricco sfondolato; e il capo-ladro contento della notizia diede i venti scudi a mastro Crespino e se n'andette da bottega.
Bisogna sapere che la ragazza serva di Menico 'gli aveva un'altra virtù; lei cantava di poesia all'improvviso e ugni tanto si 'sponeva al pubblico per farsi sentire e buscare de' regali.
Per [450] l'appunto in que' giorni gli erano stati appiccichi gli avvisi alle cantonate che ci sarebbe un'accademia a benefizio della ragazza e il capo-ladro nun mancò alla raunata, e si mettiede in uno svano d'una finestra vicino alla porta mezzo niscosto tra le tende.
All'ora fissata principiò il divertimento e la ragazza viense applaudita dimolto per la su' bravura, e lei preso tra le mane un vassoio girava per la sala a ricogliere quel che gli devano; quando fu vicina al capo-ladro, lui gli disse con un vocino melato:
- S'accosti di più, bella ragazza, ch'i' vegga più meglio una persona virtudiosa accosì.
La ragazza insenza sospetto s'accostò, ma il capo-ladro l'acciuffa per un braccio e tira fora di sotto al corpetto uno stillettaccio per ammazzarla.
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Gnamo Crispino Menico Crespino Menico
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