Er'ito sotto il sole da un bel pezzetto e le du' donne, doppo cenato, furno mandate a letto, e al Re gli toccò una cambera accosto a quella della Vergognosa.
Fra mezzanotte e il tocco il [456] Re, che steva in orecchi, sentiede del rumore e a un tratto s'alluminorno le fessure della bussola della Vergognosa, sicché il Re schizza dal letto e va a guardare al buco della chiave.
La Vergognosa si pettinava allo specchio; doppo si vestì di seta, si mettiede al collo, a' bracci, alle mane e 'n capo delle gioie incastrate nell'oro, e finito d'accomidarsi come una Fata, pigliò il lume e s'avviò per sortire dalla bussola di cambera del Re.
In quattro salti il Re fu nel letto fingendo di dormire la grossa, ma vedde la Vergognosa che passava 'n punta di piedi e che, aperta la bussola difaccia, disparì.
Il Re diviato la piedinò alla lontana per ispiarla 'nsenza che lei se n'accorgessi: e la Vergognosa, arriva 'n fondo a un corridoio, co' una chiave, che si levò di seno, aperse una porticina segreta, traversò un cavalcavia che riuniva il palazzo del mercante a un palazzo di fianco, e in trionfo nentrò in un salone smenso addobbato stupendamente e gremo zeppo di cavaglieri e di dame.
C'era una festa da ballo e ugni sorta di divertimenti, anco di quegli che è più meglio nun gli appalesare.
Quelle persone la ricevettano la Vergognosa con grand'allegria, con evviva e battimani, e lei ballava alla matta ora co' uno ora co' un altro, e se la rubbavano propio.
A un simile spettacolo il Re niscosto rieto la porta e' rimané di sasso e disse 'n cor suo:
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