Guà! successe in ugni mo' quel che doveva succedere! Che la Sfacciata viense a 'nciampare...
Scrama lei:
- Oh! che c'è egli?
Dice il Re:
- Eh! nulla nulla. 'Gli è un male. In nel portar de' pesi i' mi sono sforzata e m'è casca la crepantosa. 'Gli è un'allentagione.
- Eh! poverina! - disse la Sfacciata. - Ci vole una fascia subbito, e po' domani si chiamerà il medico a visitarti. Aspetta, aspetta! infrattanto i' ti fascio io com'i' so.
E scesa giù dal letto la Sfacciata corre al cassettone di su' padre, piglia una fascia lunga e arritorna 'n cambera.
Fu inutile che il Re s'arrabattass'a dire che nun importava; la Sfacciata lo scoperse di riffa e si mettiede a opera per la fasciatura, e prova di qua, prova di là, da ultimo alla meglio gli rinuscì: doppo, tutta contenta, rimonta a letto a diacere e s'addorme com'un ghiro.
Quando fu giorno, e che si destorno, dice la Sfacciata al Re:
- Come stai?
- Va più bene.
- Sì, sì; ma te devi sentire il medico, farti curare e guarire, - dice la Sfacciata. - Vacci subbito, e riportami la fascia, che è del babbo, e [459] i' non voglio che lui s'avvegga ch'i' gliel'ho presa. Nun te ne smenticare, sorellina mia.
E il Re:
- Nun si dubiti, ch'i' gli riporto ugni cosa.
Si levano, e doppo vanno a culizione tutti assieme 'n salotto, e mangiato che ebbano, la signora regalò alle du' donne forestiere delle bazzecole, come abitini, nastri, grembi, vezzi e spilloni di vetro, e cose simili, e dettosi addio, le donne partirne.
La Sfacciata l'accompagnò fin giù all'uscio del palazzo, e 'n sul mumento di separarsi, prima abbracciò stretto il Re e lo baciò a furia, e po' gli disse in un orecchio:
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Sfacciata Sfacciata Sfacciata Sfacciata Sfacciata Sfacciata Sfacciata
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