- Arricordatene, veh! Va' dal medico e po' riportami quella fascia.
- Sì, sì, i' l'ho imprumesso, - gli arrispose il Re, - e lei vederà che a' su' tempo i' mantiengo la mi' parola.
Le du' donne, ovverosia la balia della Sfacciata e il Re travestito da su' figliola, arrivorno alla casa di campagna, e il Re disse:
- Doccovi per il vostro bon servizio, i' vi regalo questa borsa di monete tutte nove: ma e' regali che m'ha dato la Sfacciata me gli asserbo per su' memoria. 'Gli è quella una ragazza che mi garba, sapete? abbeneché la sia sderta e ardita a quel mo'. Che ci si rivegga nun lo posso affermare; ma 'nfrattanto state bene e arricordatevi di me. Addio, addio.
Il Re lassò la donna dimolto contenta de' quattrini avuti con poca fatica e arritornò dall'oste alla locanda; in dove sellati i cavalli, pagato i conti e tutto, col su' fido camberieri si rimettiede in strada verso il su' Palazzo reale.
La madre, che era più mesi che l'aspettava, quando rivedde il su' figliolo diede 'n grandi allegrezze; la Corte si smosse a rincontrarlo il Re, e le campane sonavano a festa; e arrivi a casa, subbito la madre domandò:
- Dunque, caro figliolo, l'ha' te trova la moglie di tu' piacimento?
- Che! - arrispose il Re: - vi par egli! Le donne son tutte compagne e com'i' bramo nun l'ho riscontro. Meglio accosì scapolo, che mal accompagnato per sempre.
A questa nova la Regina si rattristì, lei che sperava in un erede nel trono; ma nun c'era rimedio, se il Re steva ostinato a restarsene insenza moglie.
Passorno diversi mesi doppo il viaggio del Re e lui s'appalesava di molto annoiato: e' nun c'era propio nulla che lo divertissi, e a vista d'occhio insecchiva ugni giorno; i [460] medichi nun sapevan più che rimedi dargli per rinviolirlo, e badavano a dirgli:
| |
Sfacciata Sfacciata Palazzo Corte Regina
|