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      - Bene, bene! - disse il Re.
      - 'Gli è giusto, e vo' riaverete ugni cosa dalle mi' propie mane, e per accomidarsi più meglio, i' vi domando in isposa a' vostri genitori. E sappiate che quella che dormì con voi non era la figliola della balia; 'n scambio 'gli ero io stravestito da donna.
      - Come, come? - scrama la Sfacciata: - nun pol essere.
      Dice il Re:
      - Eppure successe a quel mo'. E abbeneché vi chiamino la Sfacciata, mi sono persuaso che quel nome è una bugia. Cognosco la vostra 'nnocenza in nelle cose del mondo, al contrario della Paurosa e della Vergognosa, perch'i' l'ho visto co' mi' occhi quel che loro sanno fare di niscosto e con finzione. Insomma, i' ho delibberato che divenghiate Regina, e son sicuro che nun averò mai a pentirmi della scelta. Domani i' voglio tutto finito, sicché andate pure a prepararvi per la cirimonia.
      Figuratevi se la Sfacciata e i su' genitori furno contenti! E anco la madre del Re 'gli era matta dall'allegrezza.
      Il giorno doppo seguì lo sposalizio con canti, soni e feste, che durorno delle settimane, e il Re e la Sfacciata, sempre d'accordo 'nsino che vecchi, ebbano di molti figlioli vegnenti e virtudiosi.
     
     
     
     
      NOVELLA LVI
     
     
     
      Caterina furba
      (Raccontata dalla ragazza Giuditta Diddi contadina)
     
     
     
      C'era una volta un padre e una madre con tre figliole grandi da marito; una famiglia ricca sfondolata che si tieneva da signori, perché il padre mercante con il su' traffico ogni giorno, si pole dire, che i quattrini gli ammontassi. Ma pur troppo della mercatura nun bisogna fidarsi!


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Sessanta novelle popolari montalesi
di Gherardo Nerucci
Editore Le Monnier Firenze
1880 pagine 665

   





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