Domanda l'oste:
- E il vino come lo bramano, bianco o nero?
Dice Fiordinando:
- Dateci del meglio. Si piglierà nero; 'gli è più gagliardo.
Dunque l'oste apparecchiò la tavola, ma nel vino nero ci mettiede una bona manciata d'oppio, sicché quando Fiordinando e il su' ministro andarno for di porta a aspettare 'l passo della Regina del Portogallo, gli viense a tutt'addua un sonno tanto forte, che s'addormirno in sull'erba propio come sassi.
Di lì a un po' deccoti la Regina, e vede Fiordinando e lo ricognosce; ma nun gli rinuscì scionnarlo, abbeneché lo chiamassi per il su' nome e lo scotessi per in tutti lati: finalmente stracca, si sfilziò dal dito un diamante, glielo posò 'n sulla faccia e se n'andette.
Ora bisogna [495] sapere che a qualche passo distante tra gli alberi in quel logo ci abitava un Romito dientro una grotta, che a male brighe sparita la Regina sortì pian piano, e preso l'anello dalla faccia di Fiordinando arritornò alla cheta nel su' nascondiglio.
Doppo un bel pezzo Fiordinando si risveglia per il primo, e a sono di tentennoni fece aprire gli occhi anco al su' ministro; e già era buio. Loro diedano la colpa di quel sonno al vino nero troppo gagliardo, e siccome nun s'erano accorti di quel che successe in nel mentre che dormivano, gli rincresceva d'aver perso il su' tempo 'nsenza essersi abbattuti nella Regina.
Il secondo giorno dice l'oste:
- Oggi come lo gradiscono il vino, nero o bianco.
- No, no, - scranna Fiordinando, - daccelo bianco, che nun sarà tanto forte.
Ma l'oste, birbone, gli alloppiò anco il vino bianco, sicché al solito que' dua s'appiopporno in sul prato, e alla Regina del Portogallo nun gli rinuscì destare Fiordinando in nissun modo; e allora mezzo disperata, gli mettiede in sulla faccia una ciocca de' su' capelli e foggì via.
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