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      Vistosi dunque al perso, Petronio pensò che era più meglio di fuggir via da Bologna e andarsene vagabondo per il mondo, sicché licenziatosi co' una scusa dall'Argia, la lassò libbera per l'affatto e se ne partì alla cheta per il su' pellegrinaggio.
      Dapprima l'Argia, che cognosceva le vere ragioni, perché Petronio l'aveva dibandonata, se n'affliggé dimolto della su' sparita: ma si sa; lo dice anco 'l proverbio: Lontan dagli occhi lontan dal core; e poi le donne son di natura dimenticone in sullo spasso degli amanti; all'Argia gli capitò dinanzi un altro giovanotto a fargli 'l cascamorto, e Petronio fu seppellito 'n fondo al dimenticatoio.
      Questo giovanotto, chiamato Anselmo, nun era tanto ricco; bensì di famiglia nobile antica e specchiata, e cugino del Papa allora regnante.
      Al Conte gli garbò e nun fece ostacolo a darlo per marito all'Argia, e ci aggiunse una bona dota, perché stessano da par loro; accosì fu concluso lo sposalizio e l'Argia viense in gran pompa menata nel palazzo d'Anselmo.
      Ma Anselmo aveva un grosso [499] mancamento; 'gli era geloso fradicio della moglie, e la tieneva quasi sempre chiusa 'n casa, nun la mostrava a nimo e la guardava a vista per paura che qualcuno gliela sbrecass'a su' dispetto; sicché la donna cominciò a annoiarsi e si pentì a bono di quel matrimonio uggioso.
      Infrattanto successe, che doppo del tempo il Santo Padre scrisse una lettera a Anselmo con comando 'spresso d'andare solo a Roma, addove bisognava si trattienessi almanco du' mesi per certi affari 'mportanti, che il Papa voleva fussano trattati e accomidi dal su' cugino.


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Sessanta novelle popolari montalesi
di Gherardo Nerucci
Editore Le Monnier Firenze
1880 pagine 665

   





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