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      Scrama Petronio:
      - Magari! Ma strucio accosì nun è capo che mi presenti.
      Dice la Fata:
      - Oh! i' so trasmutarmi a piacimento e ho la virtù d'arricchire chi mi pare. Ora diviengo subbito un cagnolino scherzoso e te domandami pure tutto quel che ti nasce nell'idea.
      In un battibaleno la bella Fata si trasficurò in un cagnolino, che saltellava e faceva de' giochi e de' balziculi, e Petronio gli disse:
      - Dammi dimolti quattrini e pietre preziose.
      E il cagnolino aperta la bocca, principia a rigombitare munite d'ogni sorta, perle e diamanti di gran valsuta. Petronio a quella vista 'gli era fora di sé dal contento, e raccattate le ricchezze, se n'andette assieme al cagnolino nella città più vicina indove comperò cavalli, carrozza e vestuari, e poi s'avviò per ritornarsene al su' paese, e arrivo che fu, 'nsenza farsi ricognoscere da nimo, una mattina lui e il cagnolino viensano nel salvatico della villetta abitata dall'Argia.
      Non passò di molto tempo da che Petronio spasseggiava in quel salvatico, che comparse a una finestra l'Argia co' un [501] grugno d'uggiosa e d'annoiata, e svolti gli occhi di qua e di là vedde Petronio che si divertiva con il su' animale.
      L'Argia lo cognobbe che quel cavaglieri era Petronio, ma più gli nascette la brama di possedere 'l cagnolino per su' spasso, sicché chiama la camberiera e gli comanda che vadia a sentire, se quel cavaglieri è disposto a vendergli la su' bestiola.
      Dice Petronio alla camberiera:
      - Il cagnolino nun lo vendo, bensì lo regalo, ovverosia, per più meglio 'ntendersi, i' lo do 'n baratto per qualcosa che mi garbi.


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Sessanta novelle popolari montalesi
di Gherardo Nerucci
Editore Le Monnier Firenze
1880 pagine 665

   





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