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      Invece il Cancelliere, quando era sciolto dal suo ministero di ombra, e non si perdeva a ciaramellare di donnicciuole e di tresche, moveva sempre lunghissime lamentazioni sulla strettezza delle tariffe; le quali, secondo lui, proibivano assolutamente l'entrata del paradiso ad ogni officiale di giustizia che non provasse categoricamente a san Pietro di esser morto di fame. Con quanto diritto egli si dolesse, io non voglio giudicare; so peraltro che l'inquisizione di uno o piú rei portava in tariffa la paga di lire una, equivalente a centesimi 50 di franco. Io credo che non si potesse assicurare ai sudditi una giustizia piú a buon mercato; ma l'è della giustizia come dell'altra roba, che chi piú spende meno spende; ed i proverbi rade volte hanno torto. Cosí anche avveniva delle lettere, che il porto di una di esse nei confini del Friuli si pagava soldi tre; e l'era una bazza con quella diavoleria di strade. Ma cosa importa se si doveva scriverne dieci per farne arrivar una; ed anco questa non giungeva che per caso, e spesse volte inutile per la tardanza? In fin dei conti, sotto un certo aspetto che m'intendo io, non hanno torto coloro che benedicono San Marco; ma sotto mille aspetti diversi da quell'uno io benedico tutti gli altri santi del paradiso e lascio in tacere il quarto evangelista col suo leone. Son vecchio ma non innamorato della vecchiaia; e dell'antichità venero la lunghezza ma non il colore della barba.
      Certo, per coloro che avevano ereditato molti diritti e pochi doveri e intendevano continuare l'usanza, San Marco era un comodissimo patrono.


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Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





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