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      Nessun conservatore piú conservatore di lui: neppur Metternich o Chateaubriand. Quale il Friuli gli era stato legato dai patriarchi d'Aquileia, tale l'aveva serbato colle sue giurisdizioni, co' suoi statuti, co' suoi parlamenti. Fantasma di vita pubblica che covava forse dapprincipio un germe di vitalità, ma che sotto le ali del Leone finí da ultimo a non altro, che a nascondere una profonda indifferenza, anzi una stanca rassegnazione agli ordini invecchiati della Repubblica. Le effimere scorrerie dei Turchi, sul finire del Quattrocento, aveano empiuto quella estrema provincia d'Italia d'una paura sterminata, quasi superstiziosa; sicché la dedizione a Venezia parve una fortuna; come antica trionfatrice che quella era della potenza ottomana. Ma l'astuta negoziatrice conobbe che per mantenersi senz'armi nel nuovo dominio le bisognava il braccio dei castellani, sorti a nuova prepotenza pel bisogno che il contado aveva avuto di loro nelle ultime invasioni turchesche. Da ciò la tolleranza dei vecchi ordinamenti feudali; la quale si perpetuò come tutto si perpetuava in quel corpo già infermo e paludoso della Repubblica. I nobili continuarono lor dimora nei castelli tre secoli dopo che i loro colleghi connazionali s'eran già fatti cittadini; e le virtù d'altri tempi in parte diventarono vizii, quando il mutarsi delle condizioni generali tolse loro l'aria di cui vivevano. Il valore diventò ferocia, l'orgoglio soperchieria; e l'ospitalità cambiossi a poco a poco nella superba e illegale protezione dei peggiori capi da forca.


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Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





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