La mattina mi alzava per tempissimo e mentre la Faustina era occupata nei fatti di casa o giù nelle camere della padrona, sguisciava via colla Pisana nell'orto o in riva alla peschiera. Quelle erano le ore nostre piú beate, nelle quali la birboncella s'infastidiva meno e ricompensava piú amichevolmente la mia servitù. Sovente poi ho notato che il tempo mattutino è piú propizio alla serenità dello spirito, e che in esso anche le nature piú artifiziose ritrovano qualche sospiro di semplicità e di rettitudine. Col crescer del giorno le abitudini e i rispetti umani ci signoreggiano sempre piú; e verso sera e a notte inoltrata si osservano le smorfie piú grottesche, i discorsi piú bugiardi, e gli assalti piú irresistibili delle passioni. Forse sarà anche per questo, che le ore del giorno si vivono piú comunemente all'aria aperta, nella quale gli uomini si sentono meno schiavi di se stessi e piú obbedienti alle leggi universali di natura che non sono mai pessime. Non dirò peraltro che la Pisana mutasse, anche standosi da sola con me, le sue maniere di moversi e di parlare. M'accorgeva benissimo che ella apprezzava piú assai la mia ammirazione che l'amicizia o la confidenza; e che per quanto ristretto ed abituale, io non cessava di essere per le sue pantomime una specie di pubblico. Tuttavia doveva scrivere che me n'accorsi poi, non che me n'accorgeva allora. Allora io godeva di quei soavi intervalli, stimando anzi che quella Pisana cosí premurosa di essermi gradita, fosse la vera; e fossero effetto della trista compagnia i cambiamenti che succedevano nelle sue maniere durante la giornata.
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