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      Altrimenti, per quanto eccellenti qualità s'innestino in nature siffatte, nessuno potrà fidarsene, rimanendo tutte schiave della prepotenza sensuale. La Pisana era a quel tempo una fanciulletta; ma che altro sono mai anche le bambine se non scorci e sbozzi di donne? Dipinti ad olio o in miniatura, i lineamenti d'un ritratto stanno sempre gli stessi.
      Peraltro i nuovi orizzonti che s'aprivano all'anima mia le porgevano già un ricovero contro la cocciutaggine di quei primi crucci infantili. Mi riposava nel gran seno della natura; e le sue bellezze mi svagavano dalla tetra compagnia della stizza. Quella vastità di campagne dove scorrazzava allora era ben diversa dallo struggibuco dell'orto e della peschiera che dai sei agli otto anni m'avevano dato tanto piacere. Se la Pisana mi piantava lí per vezzeggiare e tormentare altri garzonetti, o se la mi fuggiva via a mezzo il passeggio colla speranza che nel frattempo fosse capitata qualche visita al castello, io non correva piú a darmele in spettacolo col mio muso lungo, e le mie spalle riottose; ma n'andava invece a svampar l'affanno nella frescura dei prati e sulla sponda del rio. Ad ogni passo erano nuovi prospetti e nuove meraviglie. Scopersi un luogo dove l'acqua s'allarga quasi in un laghetto, limpido ed argentino come la faccia d'uno specchio. Le belle treccie di aliche vi si mescevano entro come accarezzate da una magica auretta: e i sassolini del fondo tralucevano da esse candidi e levigati in guisa di perle sdrucciolate per caso dalle loro conchiglie.


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Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





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