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      - Sono stato a spasso fino al luogo dove c'era molta acqua rossa, e molto sole. E poi... - diss'io.
      - E poi? - domandò la Contessa.
      - E poi sono tornato!
      - Ah sí che sei tornato in tanta malora! - soggiunse ella. - Ti veggo sí e non ci ha bisogno che tu me lo dica; ma se non vorrai dire quello che hai fatto in tutte queste ore, ti prometto in fede di gentildonna che tu non gusterai piú il sapore del sale!...
      Io tacqui; e poi strillai ancora un poco per un altro scrollo che la mi diede alla zazzera con quelle sue dita di scimmia; e poi mi rimisi a tacere, ed anco a menare stupidamente lo spiedo, perché alla cuoca era venuto fatto di rificcarmene il manico in una mano.
      - Le dirò io, signora Contessa, cos'ha fatto questo bel capo - prese allora a dire Fulgenzio. - Io era poco fa in sagristia a pulirvi i vasi e le ampolline per la Pasqua che è vicina, ed essendo uscito fin sulla fossa per prender acqua, ho veduto giungere dalla banda di San Mauro un uomo a cavallo che mise a terra il signorino, e gli tenne anche un discorso che non ho capito punto; e poi colui seguitò col suo cavallo verso Ramuscello, e il signorino girò la fossa per entrare dal portone. Ecco come sta la cosa!
      - E chi era quell'uomo a cavallo? eravate voi Marchetto? - richiese la Contessa.
      - Marchetto passò con me tutto il dopopranzo - rispose il Capitano.
      - Chi era dunque quell'uomo? - ripeté la Contessa volgendosi a me.
      - Era... era... non era nessuno - mormorai io ricordando il servigio resomi e la raccomandazione fattami dallo sconosciuto.


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Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





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