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      - Ma se ci son passato io cinque minuti fa! - ribattei alla mia volta.
      - Ed io ti dico che l'ho veduta.
      - Ma no, che non può essere.
      Mentre io voleva pur soffermarmi a ragionare, e la vecchia s'affaccendava a farmi dar addietro, ecco che si sentí per una delle quattro strade il galoppo d'un cavallo che s'avvicinava. E la Martinella allora mi piantò lí con una scrollata di spalle, movendo incontro a quello, come per domandar la limosina. Il cavallo sbucò fuori dopo un istante dall'affossamento di quella stradaccia, e l'era un puledro focoso e robusto colle nari tremolanti e la bocca coperta di schiuma. Sopra poi stava un uomo lacero e grande con una barbaccia grigia sperperata ai quattro venti e un cappellaccio appassito dalle pioggie che gli batteva il naso. Non aveva né staffe né sella né briglia e solamente stringeva i capi della cavezza coi quali batteva le spalle della cavalcatura per animarne la corsa. Cosí a prima giunta egli mi svegliò una lontana idea di quel barbone che m'avea ricondotto a casa la sera prima; ma il sospetto divenne certezza quando colla sua voce rauca e vibrata corrispose al saluto dell'accattona. Costei si volse accennando me dello sguardo, ed egli allora, fermato il puledro vicino alla vecchia, le si piegò all'orecchio, per bisbigliarle alcune parole. La Martinella si rasserenò tutta levando le braccia al cielo, e poi aggiunse a voce alta:
      - Dio e San Rocco rimeritino voi della vostra buona azione. E quanto alla carità io mi fido, e ricordatevi in fin di settimana!


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Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





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