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      Verrà tempo che si dovrà correr lor dietro colla spingarda. Intanto io tiro innanzi col mio schioppo; ma il male si è che la morsa non stringe piú, e alle volte prendo la mira e scocco il grilletto, ma dopo mezzo minuto, quando lo scoppio dovrebbe avvenire, m'accorgo invece che manca la pietra. Bisognerà che lo porti a Fratta da mastro Germano perché lo accomodi. È vero che potrei anche dire al papà che ne provvedesse un nuovo; ma son sicuro che mi risponderebbe di non mettermi a far novità in famiglia. Infatti questa è anche la mia idea. Se lo schioppo è un po' malandato dopo aver fatto le campagne di Morea ed aver ucciso ventidue beccaccini in un giorno, bisogna proprio compatirlo. Tuttavia, dico, lo porterò a mastro Germano perché lo raccomodi. Non è vero che ho ragione io, signora Doretta?
      - Sí certo - rispose la fanciulla ritraendo i suoi piedi dal ruscello e asciugandoli nell'erba. - I beccaccini poi gli daranno ragione mille volte.
      Leopardo frattanto guardava amorosamente e ne puliva la canna colla manica della giacchetta.
      - Per ora rimedieremo cosí - riprese egli cavando di tasca una manata di pietre focaie e scegliendo la piú acconcia per metterla nella morsa. - Vede, signora Doretta, come mi tocca munirmi contro i casi fortuiti? Devo sempre avere una saccoccia piena di pietre; ma non è colpa dello schioppo se la vecchiaia gli ha limato i denti. Si porta la fiaschetta della polvere e la stoppa e i pallini; si possono ben portare anche le pietre.
      - Sicuro: lei è robusto e non si sgomenta per ciò - soggiunse la Doretta.


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Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





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