Io non voglio mai sentir a parlare dell'inverno ed egli me lo porta sempre a cielo per dispetto!
- Oh io lo ridurrei a tacere! - sclamò Leopardo.
- Sí?... venga dunque una volta o l'altra - riprese Doretta levandosi in piedi ed infilando i zoccoletti. - Ma badi di recar seco una buona dose di pazienza perché quel Gaetano è testardo come un asino.
- Verrò, verrò - soggiunse Leopardo. - Ma lei verrà ancora alla fontana, n'è vero?
- Sí certo; quando me ne salta l'estro, - rispose la fanciulla - e le feste poi non manco mai insieme alle altre zitelle dei dintorni.
- Le feste, le feste... - mormorò il giovine.
- Oh la ci venga, la ci venga - gli diede sulla voce la giovine - e vedrà che bel paradiso qui tutto all'intorno.
Leopardo andava dietro alla Doretta che volgeva a Venchieredo, come un cagnolino che tien dietro al padrone anche dopo esserne stato cacciato. La Doretta si volgeva di tratto in tratto a guardarlo sorridendogli: egli sorrideva anche lui, ma il cuore gli scappava troppo innanzi perché non si sentisse tremar sotto le gambe; e finalmente quando fu al cancello del casale:
- A rivederlo, signor Leopardo! - disse la giovinetta alla lontana.
- A rivederla, signora Doretta! - rispose il giovine con un'occhiata cosí lunga ed immobile che parve le volesse mandar dietro l'anima; e si sbassò, arrossendo, a raccogliere alcuni fiori ch'ella aveva perduti, credo, col suo buon fine di malizia. Poi quando il pergolato delle viti frondose gli tolse di scernere il corpicciuolo svelto e grazioso della Doretta che s'affrettava verso il castello, allora quell'occhiata ricascò a terra cosí grave cosí profonda che parve vi si volesse seppellire in eterno.
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