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      Ora, signor Conte, tocca a noi tra buoni amici interpretare le nascoste intenzioni dei Serenissimi Inquisitori. Lo spirito, ella lo sa meglio di me, va sopra la lettera; ed io la assicuro, che se la lettera le comanda di andar innanzi, lo spirito invece le consiglia di dar un frego su tutto. In confidenza ebbi anche da Venezia comunicazioni di questo tenore; e lei già indovina il mezzo... con un onesto compromesso... con un buon mezzo termine, si potrebbe...
      Il Conte allargava sempre piú gli occhi, e si stracciava colle dita i merletti della camicia; a questo punto tutto il respiro, che gli si era compresso nel petto per la grande agitazione, uscí romorosamente in una sbuffata.
      - Oh non pigli soggezione di ciò - soggiunse l'altro. - La cosa è piú facile ch'ella non crede. E fosse anche difficilissima, bisognerebbe tentarla per ubbidire allo spirito del Serenissimo Consiglio dei Dieci. Allo spirito, si ricordi bene, non alla lettera!... Poiché del resto la giustizia della Serenissima non può volere che un eccellentissimo signore com'ella è si trovi quandocchessia in gravi imbarazzi per essere stato troppo ligio alle apparenze d'un decreto. Si figuri! Metter un giurisdicente in lotta con tutti i suoi colleghi!... Sarebbe ingratitudine, sarebbe una nequizia imperdonabile contro di lei!...
      Al povero giurisdicente, che coll'acume della paura intendeva meravigliosamente tutti questi discorsi, i sudori freddi venivano giù per le tempie, come gli sgoccioli d'una torcia in un giorno di processione.


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Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





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