N'è vero, signora Contessa, che la pensata è buona?
- In difetto di meglio non dico di no - rispose la signora. - Già qui dentro un fanciullo di poco aiuto ci vorrebbe essere, e fuori invece non darebbe sospetto e potrebbe metter il naso in ogni luogo. Cosí anche l'esser malizioso e petulante come il demonio, gli avrà giovato una volta.
- Ma voglio andar fuori anch'io! anch'io voglio andar in traccia della Clara! - si mise a strillare la Pisana.
- Lei, signorina, andrà a letto sul momento - riprese la Contessa; e fece un cenno alla Faustina perché il comando avesse effetto tantosto.
Allora fu una piccola battaglia di urli di graffiate di morsi; ma la cameriera la vinse e la disperatella fu menata bellamente a dormire.
- Cosa devo poi rispondere alla Contessa vecchia in quanto alla contessina Clara? - domandò la donna nell'andarsene colla Pisana che le strepitava fra le braccia...
- Ditele che è perduta, che non la si trova, che tornerà domani! - rispose la Contessa.
- Sarebbe meglio darle ad intendere che sua zia di Cisterna è venuta a prenderla, se è lecito il consiglio - soggiunse il fattore.
- Sí, sí! datele ad intendere qualche fandonia! - sclamò la signora - ché non la pensi di farci disperare ché dei crucci ne abbiamo anche troppi.
La Faustina se n'andò, e s'udirono i pianti della Pisana dileguarsi lungo il corridoio.
- Ora a noi, serpentello - mi disse il fattore prendendomi garbatamente per un'orecchia. - Sentiamo cosa sarai buono di farci una volta uscito dal castello!
- Io... io prenderò un giro per la campagna - soggiunsi - e poi, come se nulla fosse, capiterò all'osteria, dove sono quei signori, a piangere e a lagnarmi di non poter rientrare in castello.
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