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      Marchetto il fattore e Martino vennero meco, confortandomi e raccomandandomi ad usar prudenza accortezza e premura. Si lanciò una tavola da fabbrica nel fosso; io ch'era assai destro in quella maniera di navigare, varcai felicemente all'altra sponda, e d'un colpo di mano rimandai loro lo scafo. Indi, mentre nella cucina del castello intonavano per consiglio di monsignor Orlando un secondo rosario, mi misi fra le folte ombre della notte alla mia coraggiosa spedizione.
      La Clara infatti, uscita dalla pustierla del castello prima dei vespri, come avea riferito l'ortolano, non era piú ritornata. Credeva ella incontrar la sua mamma lungo la strada di Fossalta, e cosí un passo dietro l'altro era arrivata a questo villaggio senza imbattersi in nessuno. Allora dubitò che l'ora fosse piú tarda del consueto, e che la brigata del castello avesse dato addietro appunto durante il giro da lei percorso nell'andare dall'orto alla strada. Si rivolse dunque frettolosamente per ridursi essa pure a casa; ma non avea camminato un trar di sasso che lo scalpito d'una pedata la sforzò a voltarsi. Era Lucilio; Lucilio calmo e pensoso come il solito, ma irraggiato in quel momento da una gioia mal celata o fors'anche non voluta celare. Egli pareva moversi appena; eppure in un lampo fu al fianco della donzella e ad ambidue forse quel lampo non sembrò cosí subito come il desiderio voleva. Nessuna cosa accontenterà mai la rapidità del pensiero: la vaporiera oggimai sembra troppo lenta; l'elettrico un giorno parrà piú pigro e noioso d'un cavallo di vettura.


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Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





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