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      - Capperi! cosa penso di fare!... Andare all'osteria fingendo di essermi smarrito come mi è accaduto quell'altra volta, se ne ricorda? quella volta della febbre; e poi ascoltare quello che dicono gli sbirri, e poi domandar della Contessina a qualche contadino, e poi tornare fedelmente per dove sono venuto scavalcando il fosso sopra una tavola.
      - Sai che sei proprio uno spiritino! Non ti credeva da tanto. Peraltro consolati che la fortuna ti sparagna de' bei fastidi. Io sono stato all'osteria, io ho condotto in salvo al mulino la contessina Clara, e se m'insegni il modo di entrare in castello, potremo portar loro la risposta in compagnia.
      - Se gli insegnerò il modo? Mi basterà un fischio, e Marchetto ci butterà la tavola. Dopo lasci fare a me, che passerà l'acqua senza bagnarsi, purché abbia l'avvertenza di imitarmi e di star ben in bilico sulla tavola.
      - Andiamo dunque!
      E Lucilio mi prese per mano; e rasentando alcune folte siepaie dietro le quali è impossibile affatto l'esser veduti anche di giorno, io lo condussi in un batter d'occhio in riva alla fossa. Lí fischiai com'eravamo d'intesa, e Marchetto fu pronto ad accorrere e a buttarmi la tavola.
      - Cosí presto? - mi diss'egli dall'altra banda del fosso, perché la maraviglia vinse pel momento ogni altro riguardo.
      - Zitto! - risposi io mostrando a Lucilio il modo di adagiarsi sulla tavola.
      - Chi c'è? - soggiunse piú sorpreso ancora il cavallante che cominciava allora a distinguere nel buio due figure in vece di una.
      - Amici, e zitto! - rispose Lucilio; e poi egli stesso, come pratico del mestiere, diede una spinta che ci menò proprio a baciare pulitamente l'altra riva.


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Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





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