- Son io, son io! - diss'egli saltando a terra - e porto buone notizie della contessina Clara!...
- Davvero? Sia lodato il Cielo! - soggiunse Marchetto sgomberandogli la strada per aiutar me a ritirare la tavola dall'acqua.
Quando s'entrò in cucina aveano finito allora allora di recitare il rosario; il fuoco era spento, ché del resto non avrebbero potuto reggere in quel luogo colla caldana della state; nessuno pensava alla cena e solamente monsignor Orlando gettava di tanto in tanto sulla cuoca qualche occhiata irrequieta. Anche Martino s'era messo taciturno e imperterrito a grattare il suo formaggio; ma tutti gli altri avevano tali facce da far onore ad un funerale. La comparsa di Lucilio fu un raggio di sole in mezzo ad un temporale. Un - Oh! - di maraviglia, d'ansietà, e di piacere gli risonò intorno in coro, e poi tutti si fermarono a guardarlo senza domandargli nulla, quasi dubitassero s'ei fosse un corpo, o un fantasma. Toccò dunque a lui aprir la bocca pel primo; e le parole di Mosè quando tornava dal monte non furono ascoltate con maggior attenzione delle sue.
Martino avea intermesso anch'egli di grattare, ma non arrivando a capir nulla dei discorsi che si facevano, finí coll'impadronirsi di me e farsi contar a cenni una parte della storia.
- Prima di tutto ho buone notizie della contessina Clara - diceva intanto il signor Lucilio. - Ella era uscita nei campi verso Fossalta incontro alla signora Contessa come costuma; e impedita di rientrare in castello dai bravacci che lo guardavano da tutte le parti, io stesso ebbi l'onore di menarla in salvo nel mulino della prateria.
| |
Clara Cielo Marchetto Orlando Martino Lucilio Mosè Clara Lucilio Fossalta Contessa
|