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      - Dio sia lodato! - sclamò la Contessa - signor Barone di Partistagno, noi tutti e le cose nostre ci facciamo roba sua in riconoscenza dell'immenso servigio che ci ha prestato.
      - Ella è il piú gran guerriero dei secoli moderni! - gridò il Capitano asciugandosi sulla fronte il sudore che vi avea lasciato la paura.
      - Pare peraltro che anche lei avesse pensato ad una buona difesa - rispose il Partistagno. - Finestre e porte erano cosí tappate che non ci sarebbe passata una formica.
      Il Capitano ammutolí, s'avvicinò col fianco alla tavola per non far vedere ch'egli era senza spada e della mano accennò a Lucilio, come per riferir a lui tutto il merito di tali precauzioni.
      - Ah è stato il signor Lucilio!? - sclamò Partistagno con un lieve sapore d'ironia. - Bisogna confessare che non si poteva usare maggior prudenza.
      Il panegirico della prudenza in bocca di chi avea vinto coll'audacia somigliava troppo ad un motteggio perché Lucilio non se ne accorgesse. L'anima sua dovette sollevarsi ben alto per rispondere con un modesto inchino a quelle ambigue parole. Il Partistagno, che credeva di averlo subissato o poco meno, si volse per vedere sulla fisonomia della Clara l'effetto di quel nuovo trionfo sul piccolo e infelice rivale. Si maravigliò alquanto di non vederla, perocché la fanciulla era già corsa di sopra ad usciolare dietro la porta della nonna. Ma la buona vecchia dormiva saporitamente, protetta contro le archibugiate da un principio di sordità; ed ella tornò indi a poco in tinello, contentissima della sua esplorazione.


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Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





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