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      Serviti i rinfreschi nella gran sala di cui il vecchio patrizio lamentò i terrazzi troppo freschi, si venne ai soliti riconoscimenti, ai soliti dialoghi. Belle e ben cresciute le figliuole, la cognata ringiovanita, il cognato fresco come una rosa, il viaggio lungo caldo fastidioso, la città piú fiorente che mai, carissima degnissima la società, gentile l'accoglimento; a queste cerimonie bisognò una buona ora. Dopo la quale le visite si accomiatarono; e rimasero in famiglia a dir molto bene di sé, e qualche piccolo male di coloro che erano partiti. Anche in questo peraltro si adoperavano l'innocenza e la discrezione veneziana che s'accontenta di tagliar i panni senza radere le carni fino all'osso. Verso l'Avemaria quelli di Fratta tolsero congedo; ben intesi che le visite si sarebbero replicate molto sovente. Il nobiluomo Frumier aveva estremo bisogno di compagnia; e diciamolo, anche l'illustrissimo Conte di Fratta non era poco superbo di esser parente e mostrarsi famigliare ed intrinseco d'un senatore. Le due cognate si baciarono colla punta delle labbra; i cognati si strinser la mano; le donzelle fecero due belle reverenze; e Monsignore e il Cancelliere si scappellarono fino alla predella della carrozza. Essi vi furono insaccati dentro alla bell'e meglio; io mi nicchiai al mio solito posto; e poi quattro cavalli di schiena ebbero un bel che fare a trascinar sul ciottolato il pesante convoglio. L'Eccellentissimo Senatore rientrò in sala abbastanza soddisfatto del suo primo ingresso nella villeggiatura.


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Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





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