Pagina (325/1253)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Avendo vissuto assai con francesi questo incommodo mi disturba sovente; e non ho sempre tanta conoscenza della mia lingua da disimpacciarmene bene. Qui per esempio scrissi buontemponi, per significar coloro che fanno lor pro' della vita come la porta il caso; pigliando cosí da essa come dalla filosofia la parte allegra e godibile. Del resto se per buontempone s'intende un ozioso un gaudente materiale, nessuno di quei signori era tale. Tutti avevano le loro occupazioni, tutti davano all'anima la sua parte di piaceri; soltanto li pigliavano per piaceri, non per obblighi e vantaggi morali. D'accordo sempre che spiritoso e spirituale sono epiteti piú contrari che sinonimi.
      I signori di Fratta, liberati finalmente da quello spauracchio del Venchieredo, s'erano rimessi alla solita vita. Il Cappellano avea serbato la sua cura, e non cessava dall'accogliere in casa almeno una volta al mese il suo vecchio amico e penitente, Spaccafumo. Il Conte e il Cancelliere chiudevano un occhio; il piovano di Teglio gliene faceva qualche ramanzina. Ma lo sparuto pretucolo, che non poteva balbettar risposta alle intemerate d'un superiore, sapeva imbeversene ottimamente e seguitar a suo modo non appena il superiore avesse voltato le spalle. Intanto per ragioni d'ufficio e di vicinanza il dottor Natalino di Venchieredo s'era accostato al Conte ed al cancelliere di Fratta. Il signor Lucilio, amicissimo di Leopardo Provedoni, avea fatto conoscenza con sua moglie; e cosí un passo dopo l'altro anche la vispa Doretta comparve qualche volta alle veglie del castello.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





Fratta Venchieredo Cappellano Spaccafumo Conte Cancelliere Teglio Natalino Venchieredo Conte Fratta Lucilio Leopardo Provedoni Doretta