Quando si navigava per cotali discorsi il Senatore chiudeva un occhio socchiudeva l'altro e cosķ osservava Lucilio rimuginando certi giorni passati quando quel giovinastro avea lasciato qualche macchia nera sul libro degli Inquisitori di Stato. Forse allo scrupoloso veneziano passavano allora pel capo dei lontani timori; ma d'altra parte era qualche anno che Lucilio non si moveva da Fossalta; la sua vita era quella d'un tranquillo benestante di campagna; gli Inquisitori dovevano essersi dimenticati di lui ed egli di loro e delle ubbie giovanili. Il dottor Sperandio, in visita diplomatica all'eccellentissimo patrono, lo aveva rassicurato confessandogli che egli non erasi mai lusingato per l'addietro di trovare nel figliolo la docilitą e la calma che dimostrava infatti colla sua vita modesta e laboriosa. - Oh, se volesse consentire a laurearsi! - sclamava il vecchio dottore. - Senza fermarsi a Venezia, intendiamoci bene! - soggiungeva con frettoloso pentimento. - Ma, dico io, se giungesse a laurearsi, qual clientela bella e pronta gli avrei preparato!
- Non mancherą tempo, non mancherą tempo! - rispondeva il Senatore. - Ella intanto provveda che suo figlio si assodi bene, che dia un calcio a tutte le bizzarrie, che conservi sķ il buon umore e la vivacitą, ma non pigli sul serio le fantasie letterarie degli scrittori. La laurea verrą un giorno o l'altro, e di ammalati non ne mancheranno mai ad un dottore che dia ad intendere di saperli guarire.
- Morbus omnis, arte ippocratica sanatur aut laevatur - soggiungeva il dottore.
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