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      ... Con quanto ardore di speranza non divorai quei libri dove s'insegnava a rigenerare le anime coll'affetto, colla pazienza, coi sacrifici!... Con quanta umiltà, con quanto coraggio non offersi parte a parte tutto me stesso in olocausto perché quell'angelo decaduto, di cui io aveva contemplato sull'alba della vita gli allegri splendori, riavesse la pompa della sua luce!... - O i libri mentiscono, o la Pisana era fatta omai tale che potenza d'uomo non bastava a cangiarla. Il cielo s'aperse dinanzi a lei una volta e io vidi quello che la mia ragione non vuol credere, ma che il cuore ha collocato nel piú puro tesoro delle sue gioie. Come mi sembra vicino quest'ultimo giorno di ricompensa e di dolore infinito!... Ma quando viveva al castello di Fratta ne era ben lontano: e la mia mente avrebbe inorridito di credere che l'amor mio avrebbe ricevuto il premio piú certo dalle mani della morte.
      Nei giorni susseguenti a quella sera che tanto mi avea fatto patire, io parvi a tutti cosí fiacco e sparuto che si temeva di qualche malattia. Volevano ad ogni costo che mi lasciassi tastar il polso dal signor Lucilio; ma io mi vi rifiutai ostinatamente, e finché il male non cresceva, mi lasciarono stare persuasi che fosse caponaggine di ragazzo. Vedevano bene le cameriere che gli affetti tra me e la Pisana s'erano raffreddati di molto, ma eran ben lontane dal credere che questa fosse la causa della mia sparutezza. Prima di tutto erano avvezze a questi intervalli di raffreddamento, e poi non davano alla cosa maggior importanza che non meritasse una fanciullaggine.


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Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





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