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      - Cioè... bene...? - mormorò la Pisana pensandovi sopra sinceramente - non saprei...
      A questo punto vidi la bugia montarle a cavallo del naso; e capii che se non prima, almeno certamente allora, essa conosceva di qual indole fosse la sua ammirazione per Lucilio. Ebbe vergogna e rabbia di una tal confessione fatta a se medesima e rincarò poi sul biasimarlo per vendicarsene. - È brutto, è orgoglioso, è cattivo, è vestito come Fulgenzio! - Gli trovò addosso tutte le piaghe, tutti i peccati; e da molto tempo io non avea udito la Pisana parlare cosí a lungo e con tanta enfasi come in quella sua filippica contro Lucilio. Da questa banda mi tenni dunque sicuro. Ma quella virulenza stessa, se bene avessi avvisato, mi dava piú cagione di timore che di fiducia in un temperamento cosí bizzarro ed eccessivo come il suo. Infatti, ripresa che si ebbe la usanza delle due gite settimanali a Portogruaro, la Pisana tornò a raffreddarsi verso di me e ad allocchirsi nel contemplare e nell'ascoltare Lucilio. Quei discorsi, quelle proteste in odio di lui furono come non fatte; ella tornò ad adorar quello che giorni prima avea calpestato, senza vergognarsene o meravigliarsene. Stavolta il mio dolore fu meno impetuoso ma piú profondo: poiché compresi a quale altalena di speranze e di disinganni avessi affidato la fortuna dell'anima mia. Cercai di dimostrare il mio rincrescimento alla Pisana e farla ripiegare sopra se stessa a pensare cosa e quanto male faceva; ma non mi dié retta per nulla. Solamente m'accorsi che nella sua divozione per Lucilio si era anche infiltrata una dose di gelosia.


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Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





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