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      La provvida mamma era al colmo della consolazione; precettore e scolaro calavano innocentemente alle vischiate che con tanta accortezza ella avea saputo disporre. Ma il padre Pendola non si sgomentiva di quelle scalmane amorose del giovine; egli conosceva il suo alunno meglio della Contessa, e lasciava correr l'acqua alla china finché gli tornava comodo. A dirla schietta il signor Raimondo (cosí chiamavasi il figlio del castellano di Venchieredo) piú assai della Clara amava all'ingrosso il sesso gentile. Appena messo piede nel territorio della sua giurisdizione egli avea dato indizio di questa parte principalissima del suo temperamento con una caccia furibonda a tutte le bellezze dei dintorni. I padri, i fratelli, i mariti avevano tremato di questi preludii guerrieri, e le nonne barbogie ricordarono palpitando sotto la cappa del camino i tempi del suo signor padre. Il focoso puledro non rispettava né fossi né siepi, varcava quelli d'un salto, sforacchiava queste senza misericordia, e senza badare né a tirate di redini né a minaccie di voci, menava calci a dritta ed a sinistra per penetrare nel pascolo che piú gli piaceva. La sua autorità peraltro non era ancora tanto formidabile da impedire che a qualcheduno non saltasse la mosca al naso per tali soperchierie. Qualche padre, qualche fratello, qualche marito cominciò a menar rumore, a minacciar rappresaglie, vendette, ricorsi. Ma allora capitava col suo collo torto, colla sua faccia compunta il reverendo padre: - Cosa volete!


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Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





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