Pagina (383/1253)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Il nobile giovine pianse di tenerezza a queste parole, baciò la mano al diligente precettore, e salí nella sua stanza da letto colla Pisana e la Clara che gli ballavano confusamente nella fantasia. Omai non sapeva ben quale, ma sentiva distintamente che ognuna delle due sarebbe stata quella sera la benvenuta. Sopra queste felici disposizioni avea contato il padre Pendola per distorglierlo da quell'impensato capriccio per la Pisana, e rinfiammarlo della Clara; né l'esito gli ebbe a fallire. Soltanto andando egli pure a letto seguitò a maravigliarsi e a congratularsi di quel nuovo impiccio cosí venturosamente evitato.
      Ah! la birboncella!
      pensava egli, "me ne ero accorto io che in quei suoi quattordici anni ne covavano trenta di malizia!... ma cosí a rompicollo, non me lo sarei mai immaginato. Proprio chi afferma che il mondo progredisce sempre, finirà coll'aver ragione".
      In questi pensieri il reverendo padre erasi coricato; e poi tolse in mano gli opuscoli divoti del Bartoli che erano la sua consueta lettura prima di addormentarsi. Ma quello che aveva tanto sorpreso lui, non avrebbe sorpreso me per nulla. Io aveva seguito benissimo il Venchieredo nelle fasi del suo amore per la Clara; e sfiduciato alla fine di muoverla, lo aveva veduto nelle due ultime sere accorgersi della Pisana, accostarsi a questa, e pigliar tanto fuoco in un attimo, quanto non gli si era destato in cuore in due mesi di omaggi alla sorella maggiore.
      Quanto rammarico io avessi per questo, ognuno se lo può immaginare per poco che abbia capito l'indole del mio affetto per quell'ingrata.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





Pisana Clara Pendola Pisana Clara Bartoli Venchieredo Clara Pisana