- Una stagione come questa non l'abbiamo goduta da un pezzo e sí che si può dire di esser appena usciti dall'inverno. L'Eccellentissimo Senatore mi ha concesso, anzi doveva dir pregato, di andarne a visitare il mio caro alunno, quell'ottimo giovane, quel compito cavaliere ch'ella ben dovrebbe conoscere. Ma cosí passando ho voluto vedere di loro, e chieder novella delle cose di famiglia.
- Grazie, padre - balbettò la fanciulla non vedendolo disposto a proseguire.
Il padre prese buon augurio da quella timidità, argomentando che come le avea strappato quel grazie, le avrebbe poi fatto dire e promettere ogni cosa che avrebbe voluto.
- Contessina; - riprese egli colla sua voce piú melliflua - la sua signora madre ha riposto in me qualche confidenza e oggi sperava di udire da lei quanto il mio cuore desiderava da lungo tempo. In quella vece ella non mi ha dato che mezze parole; sembra che ella non abbia inteso i retti e santi divisamenti de' suoi genitori; ma spero che quando io le li abbia spiegati meglio, non avrà piú ombra di dubbio nell'accettarli come comandati dal Signore.
- Parli pure - soggiunse la Clara con fare modesto ma calmo questa volta e sicuro.
- Contessina, ella ha in mano il mezzo di ridare la gioia e la concordia non solo a due illustri famiglie, ma si può dire ad un intero territorio; e mi si vuol far credere che per altri scrupoli pietosi ella non voglia approfittarne. Mi permetterà ella di credere che non si interpretò bene la sua risposta, e che quello che parve irragionevole rifiuto e scandalosa ribellione altro non fu che peritanza di pudore o impeto di troppa carità?
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Eccellentissimo Senatore Clara
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