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      Le disse anche il marito che questi si mostrava persuaso dello sposalizio di Clara col Partistagno, e che si disponeva anzi ad adoperarsi perché il giovine venisse ad una domanda formale. I due coniugi ebbero un assalto comune di contentezza matrimoniale; la quale non voglio immaginarmi quanto oltre andasse. La miglior contentezza tuttavia fu per la Clara, la quale, senza ch'ella ne sapesse il perché, rimase dall'esser tormentata ed ebbe qualche giorno di tregua per poter corrispondere con nessuna superbia alle occhiate riconoscenti ed appassionate indirizzatele alla sfuggita da Lucilio.
      Intanto il Senatore avea mantenuto la sua promessa di ingegnarsi con ogni maniera perché il Partistagno domandasse finalmente la mano di Clara. La Correggitrice, che era la consigliera del giovine, fu beata di aiutar in ciò il nobiluomo Frumier, e seppe cosí bene commovere la bontà e la vanagloria che erano le doti principali di lui, da riescir nell'intento piú presto che non si sperava. Il Partistagno s'impietosí di lasciare una donzella morir d'amore per lui, insuperbí di essere tenuto degno di diventar nipote di un senatore di Venezia, e confessò che egli pure era invaghito da gran tempo della donzella, e che soltanto una pigrizia naturale lo aveva trattenuto dal togliere quell'amore alla sua sfera platonica. Pronunciata quest'ultima frase il giovine sbuffò come per la gran fatica che vi avea messo ad architettarla.
      - Dunque animo, e facciamo presto - gli soggiunse la dama. Ed egli prese commiato da lei colle piú sincere assicurazioni che lo stato della zitella gli faceva compassione e che si avrebbe dato ogni fretta.


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Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





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