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      L'avvocato Ormenta farà le mie veci: gli scriverò a lungo di voi; egli vi terrà per figliuolo, e avrete forse occasione di far piú bene voi nel mondo che io non possa sperare di farne in mezzo al clero di una modesta diocesi. Siamo intesi, Carlino; non vi domando altro che di credermi e di provare. Soprattutto non voglio piú vedervi imbecillire in sogni da ragazzo. Disprezzate quello che va disprezzato: rompete la catena della abitudini; pensate che l'uomo è fatto per gli uomini. Siate generoso giacché siete forte.
      Che cosa volete? bisogna pur che lo dica. L'adulazione fece quello che l'eloquenza non avea fatto o almeno compí l'opera incominciata da essa. Mi vennero le lagrime agli occhi, presi le mani del padre Pendola, le copersi di baci, le inondai di pianto, promisi d'esser uomo, di sacrificarmi pel bene degli altri uomini, di ubbidire a lui, di ubbidire all'avvocato Ormenta, di ubbidire a tutti fuorché a quelle mie passioni che mi avevano infin allora cosí scioccamente tiranneggiato. Io era fuori di me, mi pareva di esser diventato un apostolo; di chi e perché non sapeva; ma infatti la testa mi andava per le nuvole, e nulla al mondo io disprezzava tanto come i miei sentimenti e la mia vita degli anni trascorsi. Il padre mi confermava in questi proponimenti di conversione confortandomi intanto a ripigliar il filo delle mie devozioni infantili, a credere, a pregare. La luce si sarebbe fatta poi e l'avvocato Ormenta doveva essere il candeliere. Scesimo insieme in giardino e sulla terrazza, dove le belle fronde già ingiallite delle viti ombreggiavano il riposo vespertino della compagnia.


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Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





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