Parve allora che molte confuse memorie gli balenassero in capo, e tornò a guardarmi come se fosse quello il primo momento che mi rivedeva.
- Da quanto tempo non avete piú notizia del padre Pendola? - mi chiese egli senza nulla rispondere alla mia domanda.
- Oh da lungo tempo! - risposi io con qualche stupore di essere interrogato a quel modo. - Credo che col reverendo padre non ce la intenderemo piú, e che egli per lo meno non sarà fatto contento del fatto mio.
- Non vi aveva egli dato qualche commendatizia per Padova? - mi domandò ancor con un fare svagato Lucilio.
- Sí certo; - soggiunsi - per un certo avvocato Ormenta che mi è andato fuori affatto dei gangheri, e pochi mesi fa ho saputo che è in voce di essere una spia dei Serenissimi Inquisitori.
- Bene, bene, sarà: ma non parlate di cotali cose a voce alta qui in Venezia; il vostro amico deve essere caduto in male acque appunto per questo.
- Oh sí, è facilissimo! egli parlava tanto forte da farsi udire da un capo all'altro della città e non facea mistero delle sue opinioni.
- Infatti fu rimeritato, come vedete, della sua sincerità; tuttavia rassicuratevi che egli e i suoi compagni stanno, credo, sotto la protezione della Legazione francese, e non interverrà loro alcun male.
- Ne è ben sicuro, lei? Ma se la Francia è invasa dagli alleati, se...
Lucilio mi troncò la parola in bocca con una risata, laonde io lo guardai alquanto meravigliato.
- Sí, sí, guardatemi! - egli soggiunse. - Ho riso della vostra innocenza. Credete anche voi, come i gazzettieri di Germania, che la Francia sia esausta, discorde e che si lascierà mettere i piedi sul collo dal primo venuto!
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