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      L'Andreini, il vecchio, era morto poco prima del Cancelliere; e suo figlio che gli era succeduto non fu restio a secondare il mio zelo pel buon andamento delle cose giurisdizionali. Il Cappellano era al colmo della consolazione; non lo inquietavano piú per la sua amicizia collo Spaccafumo; e purché costui, che cominciava a darsi all'ubbriachezza, non turbasse la pace festiva con qualche baruffa, era in facoltà di far visita cui piú gli piacesse. Il bando era scaduto, la sua vita, è vero, non somigliava a quella di tutti; ma non si potea parlar male, e ciò bastava perché io non lo angariassi senza costrutto.
      Qualche inverno prima, per un mal di petto ribelle, gli era mancata la Martinella, che solea provvederlo di sale di polenta e delle derrate piú necessarie. Allora dunque egli usciva piú spesso dalle lagune per provvedersele da sé; ma del resto non se ne sapea nulla a viveva come un'ostrica in mezzo alle ostriche. Il Cappellano mi disse ch'egli si ricordava di quella sera quando mi avea recato in groppa fin vicino al castello, e che se ne lodava sempre per la buona riuscita che avea fatto e pei grandi diritti che aveva alla gratitudine del Comune. Le lodi dello Spaccafumo mi lusingavano non poco: quelle poi del vecchio piovano di Teglio mi mandavano in estasi. Ed egli me le decretava con un certo fare autorevole e moderato, come chi ha facoltà di darle e di negarle; e poi non convien tacere che le glorie del discepolo riverberavano in volto al maestro. Per lui io rimasi sempre lo scolaretto dalle orecchie spenzolate, e il latinante da quattro sgrammaticature al periodo.


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Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





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