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      Infatti si udí poco dopo ch'egli avea levato il campo da Lugugnana per trasportarlo a Venezia; e da Fratta si affrettavano a dar di ciò contezza a Venezia; ma non essendo venuti di colà ulteriori ragguagli, si finí coll'acquietarsi nella fiducia che il grande sussurro del Partistagno dovesse svamparsi in chiacchiere.
      Frattanto quello ch'io già prevedeva da un pezzo avvenne pur troppo. La salute del signor Conte andava scadendo di giorno in giorno: e alla fine ammalò gravemente e prima che si potesse prevenirne la Contessa del pericolo, egli spirò senza accorgersene fra le braccia del Cappellano, di monsignor Orlando e della Pisana. Il dottore Sperandio gli aveva cavato ottanta libbre di sangue, e recitò poi un numero straordinario di testi latini per provare che quella morte era avvenuta per legge di natura. Ma il defunto, se avesse potuto buttar un'occhiata fuori della cassa, sarebbe rimasto quasi contento di esser morto tanta fu la pompa del funerale. Monsignor Orlando pianse con moderazione e cantò egli stesso l'ufficio d'esequie con voce un po' piú nasale del solito. La Pisana se ne disperò ai primi giorni piú ch'io non avessi creduto possibile: ma poi tutto ad un tratto ne parve smemorata. E quando vennero i Frumier a prenderla e ad avvertirla che la volontà di sua madre la richiamava a Venezia, parve che tutto dimenticasse per la grandissima gioia di cambiar la noia di Fratta coi divertimenti della capitale. Ella partí quindici giorni dopo; e soltanto nell'accomiatarsi parve che il dolore di doversi separare da me soverchiasse la contentezza di correre a una vita nuova piena di splendide lusinghe.


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Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





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