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      Io del resto menava i miei giorni l'uno dopo l'altro sempre tranquilli sempre uguali come i grani d'un rosario. Di rado andava a Portogruaro a visitare i Frumier per paura del padre Pendola, massime dappoiché la diocesi avea cominciato a mormorare della sua mascherata prepotenza, e la Curia e il Capitolo e il Vescovo stesso a risentirsi dell'esser menati dolcemente pel naso. L'ottimo padre pativa le gran convulsioni, ed io non voleva assistere a sí doloroso spettacolo. Piuttosto praticava sovente a Cordovado in casa Provedoni, ove avea stretto grande amicizia coi giovani; e la Bradamante e l'Aquilina incalorivano la conversazione con quella donnesca magia che ne fa noi uomini esser doppiamente vivi, doppiamente lesti e giocondi quando ci troviamo insieme a donne. Per me almeno fu sempre cosí; fuori dei colloqui obbligati a un prefisso argomento, quello che si chiama proprio il vero spontaneo brioso chiacchierio non ho mai potuto farmelo venire in bocca trattenendomi con uomini; fossero anche amici, piú naturalmente taceva se avessi nulla a dire di nuovo o d'importante, sicché avrò anche fatto le mille volte la figura dello stupido. Ma fosse venuta a mettercisi di mezzo una donna! subito si aprivano le rosee porte della fantasia, e gli usci segreti dei sentimenti, e immagini e pensieri, e confidenze scherzose le correvano incontro ridendo, come ad una buona amica.
      Notate però ch'io non ebbi mai una eccessiva facilità d'innamorarmi; e non dirò che tutte le donne mi facessero questo effetto lusinghiero, ma lo provai da parecchie né giovani né belle.


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Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





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