Pagina (535/1253)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Ciascuno volea brandire l'attizzatoio, ciascuno voleva disporlo a proprio modo, e finivano col bruciar la coda al vecchio Marocco che si ricoverava malcontento sotto il secchiaio. Ad ogni gazzetta vecchia che ci capitasse, il Capitano trionfava di vedere quei maledetti Francesi arenati fra gli Appennini e le Alpi. Non piú quattro, ma sei, ed otto anni di tempo avrebbe lor dato per passarle. - Intanto - diceva egli - si può far venire sul Mincio tutta armata la Schiavonia, e mi saprebbero essi dire come andrebbe il giuoco! Marchetto Fulgenzio e la cuoca, che soli formavano l'uditorio, non avevano certo la pretesa di smantellare i bei castelli in aria del Capitano; e il Cappellano, quando c'era, lo aiutava a fabbricarli colla sua credula ignoranza. Io poi dimenava il capo, e non mi ricordo bene cosa ne pensassi. Certo le opinioni del Capitano non dovevano entrarmi gran fatto appunto perché erano sue. Sul piú bello giunse un giorno la notizia che un generale giovine e affatto nuovo dovea capitanare l'esercito francese dell'Alpi, un certo Napoleone Bonaparte.
      - Napoleone! che razza di nome è? - chiese il Cappellano - certo costui sarà un qualche scismatico.
      - Sarà un di quei nomi che vennero di moda da poco a Parigi - rispose il Capitano. - Di quei nomi che somigliano a quelli del signor Antonio Provedoni, come per esempio Bruto, Alcibiade, Milziade, Cimone; tutti nomi di dannati che manderanno spero in tanta malora coloro che li portano.
      - Bonaparte! Bonaparte! - mormorava monsignor Orlando.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





Marocco Capitano Francesi Appennini Alpi Mincio Schiavonia Fulgenzio Capitano Cappellano Capitano Alpi Napoleone Bonaparte Cappellano Parigi Capitano Antonio Provedoni Bruto Alcibiade Milziade Cimone Orlando