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      Una salva di urli e di fischiate salutò la sua comparsa: lo vidi balbettar qualche parola, impallidire e ritirarsi a precipizio quando le mani della folla si chinarono a terra per cercar qualche ciottolo. Monsignore di Sant'Andrea giubilò sinceramente di quello smacco toccato all'ottimo padre; e con lui tutti dal primo all'ultimo fecero eco nel fondo del cuore agli urli e alle fischiate della folla. Il Vescovo, ch'era un sant'uomo, guardò pietosamente il suo segretario, ma gli era da un pezzo che aveva in animo di congedarlo appunto perché era un santo, e se non lo ringraziò dell'opera sua lí sui due piedi, anche questo fu effetto di santità. Egli si volse con faccia serena a monsignor di Sant'Andrea, pregandolo a volersi far interprete dei desiderii di quel popolo che tumultuava. Io guardava sempre al solito poggiuolo, e vidi comparirvi alla fine la figura sinodale del canonico; nessun fischio, nessun urlo alla sua comparsa; un bisbiglio di zitti, zitti, un mormorio di approvazione e nulla piú.
      - Fratelli - cominciò egli - monsignor Vescovo vi domanda per mio mezzo quali desiderii vi menano a romoreggiare sotto le sue finestre!...
      Successe un silenzio di sbalordimento, perché nessuno e neppur io sapeva meglio degli altri il perché fossimo venuti. Ma alfine una voce proruppe: - Vogliamo vedere monsignor Vescovo! - e allora seguí una nuova tempesta di grida: - Fuori monsignor Vescovo!... vogliamo monsignor Vescovo!
      Il canonico si ritirò, e già fervevano intorno a Monsignore due diversi partiti circa la convenienza o meno ch'egli si esponesse agli atti turbolenti di quell'assembramento.


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Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





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