- Signore - balbettò esso - signor ufficiale pregiatissimo, il popolo, come lei dice, è libero; noi... noi non c'entriamo per nulla... I granai e la cassa si sa dove sono. Qui (e accennava a me), qui c'è appunto l'illustrissimo signor Avogadore creato appunto stamane per servizio del Comune, faccia il piacere di rivolgersi a lui. Quanto a noi... noi abdicheremo nelle mani... nelle mani...
Non sapeva nelle mani di chi abdicare, ma una nuova vociata della turba lo sollevò dal peso di quella dichiarazione.
- Viva la libertà! Vivano i Francesi!... Viva il signor Avogadore!...
Il sergente volse le spalle a quei tre disgraziati, mi prese a braccetto e mi condusse giù per le scale. E mentre parte della folla restava a trastullarsi coi suoi vecchi magistrati imponendo loro la coccarda e facendoli gridare viva questo e viva quello, un altro codazzo di popolo seguí il drappello dei Francesi che accerchiando la mia importantissima persona si avviava all'ufficio della cassa. Lungo la via notai al sergente ch'io non aveva le chiavi, ma egli mi rispose con un sorrisetto di compassione, e cacciò gli sproni nel ventre al cavallo per far piú presto. Le porte furono sfondate da due zappatori; il sergente penetrò nella cassa, chiuse le somme ritrovatevi nella sua valigia, dichiarò che non v'aveano se non quattromila ducati, e riprese il cammino verso i granai lasciando anche là la rabbia popolare sfogarsi nei mobili e nelle carte. Sotto i granai trovammo già pronta una lunga fila di carri, parte soldateschi, parte requisiti dalle cascine dei dintorni, e scortati da buona mano di cacciatori provenzali.
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