Gli è vero che se uno d'essi ammalava, non era restio dal ricorrere a questo demonio, perché trovasse il bandolo di guarirlo. Allora il celebre medico tastava quei polsi, guardava quelle facce con un certo ghigno che lo vendicava dell'odio sofferto. Pareva che dicesse: "Io vi disprezzo tanto che voglio anche guarirvi, e so che mi siete nemici, ma non me ne cale."
Le signore dimostravano a Lucilio quel rispetto timido e vergognoso che pare uno stregamento, e suole ad una sola occhiata ad un sol cenno trasformarsi piú che in amore in venerazione e in servitù. Dicevano ch'egli fosse maestro nell'arte di Mesmer e ne contavano miracoli; certo peraltro di quel suo potere egli usava assai parcamente. E non vi fu donna che potesse dire di aver raccolto da' suoi occhi il lampo d'un desiderio. Serbava l'indipendenza la castità il mistero del mago; ed io solo conosceva forse il segreto di tale sua ritenutezza, poiché i costumi d'allora e piú la sua fama di gran medico, di gran filosofo, non consentivano il sospetto d'un amore che lo preoccupasse tutto. Eppur era; e ve lo posso dir io; e quell'amore, allargatosi in un'anima capace come la sua, pigliava oggimai la forza e la grandezza d'una passione irresistibile. Direte voi che egli avea lasciata tranquilla la Clara presso sua madre, che non s'era sbizzarrito nel darle la scalata al balcone, o nel cantarle la serenata dalla gondola, ché l'avea lasciata entrare in convento e che so io. Ma l'amor suo non apparteneva ai comuni: egli non voleva rapire ma ottenere: sicuro della Clara e ch'essa lo avrebbe aspettato un secolo senza piegare e senza disperarsi, egli agognava e maturava con ogni fervore d'opere e di sacrifici il momento quando lo avrebbero pregato di prendersela, tenendosi onorati del suo parentado.
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Lucilio Mesmer Clara Clara
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