In questa ultima clausola io conobbi l'influenza del dottor Lucilio, pensai ad Amilcare, e fui forse il solo che ne gioisse non indecorosamente. Del resto era un capo d'oca a non intendere la vigliaccheria di quella promessa, e a trovarla giusta per un sentimento affatto privato. Il decreto fu approvato con soli sette voti contrari; altri quattordici ne furono di non sinceri, cioè di quelli che né accoglievano né rigettavano la proposta ma ne negavano la presente opportunità. E appena esso fu noto in piazza, subito i favoreggiatori dei Francesi, che vi tulmultuavano, corsero con gran impeto alle carceri. Coi buoni uscirono i galeotti, coi fanatici i tristi, e la favola dei sedicimila congiurati ottenne maggior fede di prima. I patrizi credettero aver dato prova di sommo coraggio col non deliberare sulla consegna richiesta dell'Ammiraglio del Lido e dei tre Inquisitori. Ma ecco che il general Bonaparte torna da capo col dichiarare al Donà e al Giustinian che non li accoglierà come inviati del Maggior Consiglio se prima quei quattro magistrati non siano imprigionati e puniti. L'umilissimo Maggior Consiglio si inchinò un'altra volta, non piú con cinquecento ma con settecento voti: e il Capitano del Porto e i tre Inquisitori furono carcerati quel giorno stesso per lo strano delitto di aver ubbidito meno infedelmente degli altri alle leggi della patria. Francesco Battaja, il traditore, fu tra gli Avogadori di Comune incaricato dell'esecuzione di quel sacrilego decreto. Ma questo non bastava né all'impazienza dei novatori né alla spaventata condiscendenza dei nobili.
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