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      Lucilio rimbeccò netto e tondo che la Clara s'era promessa a lui prima che a nessuno, che i voti non erano ancor pronunciati, che le leggi democratiche non impedivano omai la loro unione per nessun conto, che la Clara aveva toccato la maggiore età, e che in quanto al Partistagno, egli se ne rideva come de' suoi sussurri che divertivano da un anno i crocchi d'ogni ceto. La Contessa soggiunse colle labbra strette e con un sorriso maligno che, giacché aveva messo in campo l'età omai adulta della Clara, poteva rivolgersi direttamente a lei, e che si congratulava di vederlo cosí fermo ne' suoi propositi, benché forse un po' tardivo a decidersi, e che gli augurava del resto che tutto andasse a seconda de' suoi desiderii.
      - Signora Contessa - conchiuse Lucilio - io son fermo com'ella dice ne' miei propositi, e lo fui sempre da molti anni a questa parte, benché volessi piuttosto in grazia loro capovolgere il mondo che violare una convenienza od implorare a mani giunte un favore. Ora che le circostanze ci hanno messo del pari, non esito a chiedere quello che altri è pronto a concedermi. Io sono ben fortunato che ella non voglia opporsi colla materna autorità alle piú soavi ed ostinate speranze.
      - S'accomodi, s'accomodi pure! - aggiunse in fretta la Contessa. Pareva che cosí parlasse per paura di Lucilio, ma forse ella pensava alla madre Redenta e derogava fiduciosamente a lei quello scabroso incarico di difendere l'anima della Clara contro gli artigli del diavolo. La reverenda madre stava alle vedette da un pezzo; e il dottor Lucilio nell'accomiatarsi dalla Contessa non credette forse di esser ancora al bel principio dell'impresa.


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Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





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