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      Passeggiava a quel modo da lunga pezza quando entrarono la madre Redenta e la Clara: quella col collo torto cogli occhi bassi colle mani incrocicchiate sullo stomaco, e i mustacchietti del labbro superiore piú irti del solito: questa invece calma e serena come sempre; ma la sua bellezza erasi illanguidita pel chiuso del monastero, e l'anima ne traluceva piú pura e ardente che mai, come stella da una nebbia che va diradando. Erano molti anni che i due amanti non si vedevano cosí dappresso; pure non diedero segno di gran turbamento; la loro forza, il loro amore stavano cosí profondi nel cuore, che alle sembianze non ne giungeva che un riflesso fioco e lontano. La madre Redenta cercava fra le folte siepaie delle sue ciglia un traforo per cui spiare senz'essere osservata; le sue orecchie vigilavano cosí spalancate che avrebbero sentito volare una mosca all'altro capo della stanza.
      - Clara - cominciò a dire Lucilio con voce forse piú commossa ch'ei non voleva - Clara, io vengo dopo un lunghissimo tempo a ricordarvi quello che mi avete promesso; credo che anche per voi come per me questi lunghi anni non saranno stati che un sol giorno di aspettazione. Ora nessun ostacolo si oppone ai desiderii del cuor nostro; non piú coll'impazienza e colla sbadataggine della giovinezza, ma col senno afforzato, e col proposito immutabile dell'età matura, io domando che mi ripetiate con una parola la promessa di felicità che m'avete fatta al cospetto del cielo. Né volontà di parenti né tirannia di leggi né convenienze sociali impediscono piú la vostra libertà o la mia delicatezza.


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Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





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